29 maggio 2005

RECENSIONE DE "Il Giardino dei Finzi-Contini"...

Il giardino dei Finzi-Contini, scritto da Giorgio Bassani nel 1962, narra le vicende vissute da un gruppo di adolescenti ebrei, tra questi lo stesso autore, a cavallo tra la fine degli anni ‘30 e i primi anni ‘ 40.
A catalizzare il romanzo è una gita domenicale, nell’aprile del 57, alla necropoli etrusca di Cerveteri, nei pressi di Roma. Le maestose tombe del luogo riportano l’io narrante in via Montebello, a Ferrara, dove si trova il cimitero ebraico che ospita la monumentale tomba dei Finzi-Contini. L’ aristocratica famiglia ebrea, all’indomani della promulgazione delle leggi razziali, decide di sciogliere il suo proverbiale riserbo e concedere ai coetanei dei figli, Alberto e Micol, il loro leggendario giardino. Questo diviene il luogo sospeso sulla triste realtà, dove la spensieratezza dei suoi abitanti sembra voler cancellare ciò che avviene oltre le mura, ma per il protagonista è anche il posto dove poter passeggiare in compagnia dell’amata Micol Finzi-Contini.
L’ appassionato sentimento non verrà mai corrisposto perché, forse, un amore notturno Micol ce l’aveva già e Malnate ( giovane comunista) doveva saperne qualcosa.
L’abbandono del giardino da parte del giovane autore segnerà il passaggio dall’ingenua adolescenza alla consapevole maturità.
Un tributo ai tempi andati avvolto da un malinconico sapore di guerra: infatti se nell’intero racconto il sottofondo bellico è volutamente celato, l’epilogo mostra chiaramente la terribile deportazione dell’illustre famiglia Finzi-Contini nei lager nazisti; e in tutta la narrazione il tema ricorrente della morte sarà centrale.
Alla domanda della piccola Giannina:"Perché le tombe antiche fanno meno malinconia di quelle più nuove?"...Bassani risponde con l’inchiostro pungente della malinconia e ripercorre i volti e i luoghi di una storia mai passata.
Gianluca Bruno

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